Servo di Dio Don Filippo Piccinini

Canonico della Cattedrale di Macerata

Fondatore dell'Opera e dell'Istituto Secolare Ancelle di “Dio-Misericorida”

Urbisaglia (Mc) 6 gennaio 1901 – Macerata 21 aprile 1984

In attesa che un agiografo ricostruisca bene la vita del Padre Fondatore e la sua missione nella Chiesa e nel mondo, offrendola ai Sacerdoti, ed alle anime giovanili di oggi e di domani, presentiamo qualche flash su di lui che possa illuminare la sua figura. In particolare per chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo né la gioia di lavorarci vicino.

Ora non possiamo misurarne tutta l'importanza, perché siamo in piena “civiltà dell'imagine”, ma allora si attendeva con trepidazione la “lettera del Padre”, con  il suo caratteristico scritto che, dall'abbondanza del cuore, arrivava fino in fondo e riempiva anche i più piccoli spazzi laterali. Pure le circolari e il bollettino “Lampas ardens” (iniziato nel 1949), dovevano avere il carattere di una corrispondenza epistolare nell'interno della Famiglia Spirituale.

A parte il fatto di aver dedicato energie, tempo, sforzi d'ogni genere per tendere alla grande “organizzazione d'amore” (come la chiamava), per una Lode universale e perenne a Dio, ricordiamo questo particolare: usava un apparecchio di cicliostile rudimentale e ingegnosissimo, costruito da lui. E lì lavorava “in ginocchio”, per inviare circolari ed altre stampe di formazione, alle aderenti all'Opera.

Como veniva da lui esercitato in Macerata, specie nella Cattedrale, era famoso e costante; lo chiamava “il luogo della rete del pescatore”. In esso scriveva, fra una pausa e l'altra o nelle ore di attesa delle anime, su foglietti spesso consunti, ciò che poteva trarre per esortazioni generali, dalle esperienze delle Confessioni. E le continuava e completava quasi sempre in ginocchio davanti al Tabernacolo.

In tantissime persone, dopo la comunicazione del “segreto del Re”, cioè la consacrazione nel mondo, che portava in molti casi alla valorizzazione di esistenze avvilite, disperate, per un handicap fisico o per condizioni di famiglia o di salute, si notava lo straordinario effetto di trasformare il pianto in giubilo del cuore. Tante che prima erano sconsolate perché si ritenevano inutili o si consumavano in un'ansia spasmodica di poter realizzare un sogno impossibile, ossia quello di vivere la consacrazione nell'unico modo allora conosciuto, nel chiostro o nel convento, ora scoprivano la possibilità di vivere la consacrazione nel mondo anche nascosta, se era necessario, agli occhi della famiglia o dell'ambiente di lavoro, anzi per una più efficace penetrazione, secondo l'ecclesiologia del lievito (a mo' di fermento). Così potevano comprendere l'immensa preziosità della sofferenza, che non era un ostacolo, anzi un tesoro davanti al Signore. Molte di queste giovani furono incontrate dal Canonico nelle sue infaticabili visite in quasi tutti i Sanatori d'Italia.

Era un fuoco che lo portava ad andare, a correre, ad arrivare ovunque, perché “un'anima consacrata fosse in ogni angolo della terra”. E quando incontrava difficoltà da parte di chi voleva criticare, per la sua troppo giovane età, -aveva appena 23 anni quando aveva iniziato,- con un gesto caratteristico si batteva la fronte, dicendo: “Eh! Avessi un po' di capelli bianchi!...” Quando invece era anziano e stanco e trovava difficoltà per la sua età avanzata, si batteva di nuovo la fronte e diceva: “Eh! Avessi un po' di capelli neri!...”

Più che delle incomprensioni esterne soffriva molto per quelle interne quando riceveva quelle lettere, che lui chiamava “pugnalate al cuore”, come ad esempio richiesta di dimissione dall'Istituto per motivi vari. Allora seguiva un tenace martellante flusso di lettere per poter convincere, chiarire, incoraggiare...

Il P. Fondatore diceva che l'Istituto M.M. non doveva avere una spiritualità ispirata ad un Santo o affiancata ad un Ordine Religioso, anche se ciascuna poteva appartenere, se voleva, a qualsiasi Terz'Ordine. Doveva avere il “senso della Chiesa”, e infati moltissime Ancelle scaturirono dalle Associazioni di Azione Cattolica. Spesso, dopo la consacrazione, esse si dedicavano completamente alle attività apostoliche. Fra queste la prima ad incarnare questo nuovo cammino di perfezione come Ancella, fu Giuseppina Carelli, che per lunghi anni fu Presidente Diocesana di A. C.

A questo punto menzionami con gioia una “gemma” della corona delle Ancelle: CARLA RONCI che, in questa scuola di guida interiore e di apostolato, aveva preparato il terreno a ricevere il buon seme della vocazione. Questa fu vissuta da lei santamente, quale “perla preziosa” nella secolarità, fino ad offrire la sua giovane esistenza (1936-1970) per la santificazione dei Sacerdoti. È stata dichiarata Venerabile dal Santo Padre Giovanni Paolo II il 7 luglio 1997.

Il Can. Piccinini inculcava il più grande rispetto al Parroco ed il più grande rispetto al Parroco ed il servizio alla Parrocchia. Nacquero così anche le Ancelle Sacerdotali, poiché esortava a considerare un onore il “servire Cristo nella persona del Sacerdote”, compito di grande discrezione e riservatezza. Ma... col passare del tempo, accadde che molti scambiarono questo servizio al Sacerdote, come unico e caratteristico dell'Istituto. Ed allora cominciarono a piovere da tutta Italia e anche dall'estero, richieste di Ancelle per assistenza a Sacerdoti o gestione di case ed Opere apostoliche, oltre che servizio in Seminari ed Episcopi. Il Canonico si commuoveva quando riceveva tante domande accorate, ma, non potendo esaudirle se non alcune, escogitò, col suo dire colorito, questa risposta: “Mandatemi le olive ed io vi manderò l'olio”, cioè “mandatemi persone disposte ed io le formerò a questa vocazione”.

Nell'Istituto A.D.M. la vita comunitaria è rappresentata in piccolissima parte, formata da quelle Ancelle che si sentono chiamate a vivere questa “vocazione nella vocazione” e sono a disposizione in alcune Case dell'Istituto stesso. La grande maggioranza delle Ancelle vive nelle proprie case e nel proprio ambiente ove deve dare testimonianza vivendo il Carisma che ha, come punti essenziali: la spiritualità adoratrice, la riparazione e la consolazione di Gesù (che continua il Suo Getsemanì nel mondo), il servizio d'amore al prossimo e la ricerca delle anime “chiamate” alla sequela di Cristo. Esse, diceva il Padre, sono dappertuto; si possono trovare gigli anche in un letamaio.

Possiamo dire che il Can. Piccinini ha precorso i tempi indicando questa nuova vocazione nel mondo, ispirata dallo Spirito Santo. Infatti solo 21 anni dopo, con la “Provida Mater Ecclesia” il S. Padre Pio XII sanciva la nascita degli Istituti Secolari.

Il carattere di Don Piccinini (chiamato in città Don Pippo) era forte, irruente, ma aveva un fondo di accoglienza incoraggiante, di sorriso aperto e cordiale, di squisita dolcezza, nelle sfumature di vero Padre. Il suo modo di scrivere e di parlare era incisivo, concreto, con molti punti esclamativi ed interrogativi, ma toccava il cuore. Qualche sua frase caratteristica: “Le anime consacrate sono il dono che il Padre Celeste fa al Figlio per le Sue nozze con l'umanità”. “Se sei contenta, devi essere contenta perché sei contenta; se non sei contenta, devi essere più contenta perché non sei contenta” (cioè hai qualcosa da offrire in unione alla Passione di Gesù). “Hai tante tentazioni? Gioisci perché ogni atto contrario è un atto d'amore a Dio”.

Un ultimo acceno al suo modo poetico di presentare la consacrazione nella secolarità: «Le mura del vostro convento sono le bellezze della natura; la volta è il cielo stellato. Voi siete lucciole nella messe, fiori che crescono vicini ad altri destinati alle cose del mondo, ma, che colti nel giardino, vanno ad effondere il loro profumo presso il Tabernacolo. Voi siete lampade che non vanno ad arricchire un lampadaio già splendente di luce, ma che sono, anche se piccole, forse più utili, in quanto illuminano e guidano dei viandanti sperduti in un sentiero buio di campagna. Voi siete lampade viventi, lampade che ardono, illuminano e si consumano, con la luce della fede, l'olio della speranza, la fiamma della carità».

Il Can. Don Piccinini si è addormentato in Cristo il 21 aprile 1984, il Sabato Santo, nell'imminente luce della Pasqua di Risurrezione. La sua tomba è presso la Cattedrale di Macerata.

Servo di Dio Don Filippo Piccinini
TORNA SU